Perché ho scelto di diventare coach d’immagine

Era una consapevolezza inconscia la mia: mi guardavo e vedevo i miei difetti prima di tutto il resto, pensavo a come camuffarli o a come modificarli, a quali strategie mettere in atto per cambiarli e cambiarmi. Sapevo che qualcosa non andava, ma cosa?

In fondo lo consideravo normale e lo era, per me ma anche per altre donne.

Lo faceva mia mamma, lo facevano le sue sorelle, lo facevano le donne adulte o coetanee che erano i miei riferimenti femminili. Non ho ricordo di aver mai visto alcuna donna specchiarsi in un negozio e dire “Ammazza che gnocca che sono!”, e anche se lo avessi sentito cosa avrei pensato? Molto probabilmente che era vanitosa ed egocentrica.

Mi ci è voluto impegno, fatica, sforzo e molta autoanalisi prima di capire che no, non era normale.

E che sí, tutte le donne dovrebbero potersi guardare allo specchio e dire “Ammazza che gnocca che sono!”

La piena consapevolezza l’ho raggiunta solo con la formazione di coach d’immagine: tutto è diventato ovvio, chiarissimo: ogni donna ed ogni uomo può valorizzarsi, può mostrare i propri punti di forza, può svelare la propria migliore versione, quella versione di sé che fa star  bene con sé stessi…e conseguentemente con gli altri.

Durante le 300 ore di formazione ho deciso: ho deciso che il coaching d’immagine non sarebbe stato il mio lavoro. No. Sarebbe stata la mia missione.

Ho deciso che volevo cambiare concretamente la percezione che le persone hanno di loro stesse, così come avevo cambiato la mia, ho deciso che volevo migliorare la loro vita.

 

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