Aiutooo: l’acconciatore mi odia!

Oggi voglio raccontarvi un’ interessante chiacchierata che ho avuto occasione di fare la settimana scorsa con una cliente, che chiamerò Amelia (nome di fantasia) ed il suo parrucchiere di fiducia, che chiamerò Vittorio (anche questo è un nome di fantasia), dove l’ho accompagnata per un cambio di acconciatura.

Quando sono entrata nel salone Vittorio mi è apparso piuttosto ‘freddo” e quasi “seccato” dalla mia presenza. Mi sono chiesta se la mia immagine quel giorno fosse cosi diversa dal solito e potesse avere un tale impatto negativo…Mi sono data una controllata allo specchio e mi sembrava tutto in ordine.

Poi siamo andati al sodo, gli ho detto che cosa mi sarebbe piaciuto realizzasse per Amelia e soprattutto gli ho spiegato il perché delle mie scelte. Dopodiché gli ho chiesto la sua opinione.

Vittorio mi ha esposto i suoi dubbi dal punto di vista di realizzazione tecnica (del resto ricercavo veramente un cambio importante, il tutto da realizzare in una mattinata), ma era entusiasta della proposta stilistica. Alla fine è stato grandioso: ha trovato uno stratagemma tecnico per realizzare esattamente ciò che avevo proposto, preservando la salute e la bellezza della capigliatura di Amelia.

Il risultato finale mi è piaciuto moltissimo e non poteva essere più vicino alle aspettative.

Ok, cosa c’è di interessante in tutto questo?

La conversazione interessante è avvenuta durante la lavorazione: Vittorio mi ha spiegato il perché dell’atteggiamento scettico e prevenuto nei miei confronti.

Quando Amelia  ha chiamato Vittorio per fissare l’appuntamento e gli ha detto che sarebbe stata accompagnata dalla sua consulente d’immagine lui ha esclamato :”Oddio chissà chi mi capita adesso!”.

Pregiudizi? No. Purtroppo solo esperienze passate molto negative.

Vittorio mi ha raccontato di quando altre consulenti d’immagine hanno accompagnato da lui alcune clienti, di quanto richiedessero lavori tecnicamente irrealizzabile e poco coerenti con le caratteristiche morfologiche o cromatiche delle persone, di come decidessero di proseguire impunemente anche se eseguire il lavoro significava compromettere la salute dei capelli.

Mi ha raccontato di come si fosse trovato in imbarazzo nel dover eseguire un lavoro diverso da quanto richiesto onde evitare di causare danni irreparabili, ma senza poterlo dire per non imbarazzare la consulente di fronte alla clientela.

Mi ha raccontato molti episodi.

E io ne ho raccontati a lui, gli ho mostrato delle foto di alcuni “incidenti di percorso” causati da suoi colleghi che non erano stati capaci di eseguire correttamente quanto richiesto.

Abbiamo scherzato e sorriso. Ma in fondo eravamo tristi entrambi.

Tristi per la mancanza di professionalità che si riscontra troppo spesso nei mestieri “artistici” o considerati tali. Dove ci si nasconde dietro al “gusto” e alla “creatività” pensando di poter fare a meno di preparazione, competenza, conoscenze tecniche ed esperienza.

Tristi perché tali mancanze gettano un’ombra negativa su tutta la professione (la sua o la mia o molto altre), anche su quelli che invece svolgono il proprio ruolo con professionalità e passione, e sì anche con creatività; ma sempre nel rispetto dell’interesse più alto: il cliente e la sua soddisfazione.

Alla fine ci siamo abbracciati e salutati con affetto: è stato una bella e piacevole esperienza per entrambi. Io affronterò più serenamente il prossimo accompagnamento da un acconciatore, e spero che anche lui veda ora sotto un’altra luce la professione del consulente d’immagine.

 

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