“Beh dipende…”
È come inizia la maggior pate delle risposte che do ai miei clienti, tipo:
- “Ho una palette Autunno, quindi posso portare solo colori caldi”
- “Ho le spalle ampie e il fianco stretto, non posso portare i vestiti con spalle nude..”
- “Ho il viso quadrato, devo evitare i tagli tipo carré”
A torto, si pensa che le caratteristiche fisico-biologiche della persona siano il solo fattore di cui un consulente d’immagine tiene conto durante il suo lavoro con un cliente. In realtà, le caratteristiche fisiche del cliente sono solo uno dei fattori di cui tener conto, e nemmeno il più importante.
È l’obiettivo che si desidera raggiungere ad essere al centro di una vero percorso di coaching d’immagine.
Perché questo preconcetto è cosi diffuso allora?
Avete mai sentito parlare di forme del corpo o di somatotipo?
Molti consulenti d’immagine parlano delle forme del corpo in termini di frutta (mela, pera, banana, etc.) o anche di somatotipo (endomorfo, ectomorfo, mesomorfo) e “etichettano” i propri clienti in diversi gruppi fisici a seconda delle caratteristiche principali.
In Italia e nel mondo anglosassone la frutta va alla grande e spesso i consulenti d’immagini attribuiscono ai propri clienti l’appartenenza ad una categoria piuttosto che ad un altra: forse perché dire a qualcuno che è una mela anziché dire che ha il busto robusto, rende la cosa più divertente?!
Io non lavoro con questo tipo di forme per due (quasi 3) motivi principali:
- Innanzitutto trovo che siano troppo sommarie e poco accurate;
- In secondo luogo non amo le “categorie” e non amo nemmeno tanto le regole;
- (la frutta la mangio e non la uso per descrivere le persone)
I miei clienti lo sanno: anch’io do delle indicazioni generali riferendomi alle morfologie ( a H piuttosto che a X o a V, ecc.). Ma sanno anche che faccio sempre un “preambolo” prima di dare indicazioni e spiego che le categorie servono come linee guida nel caso in cui, e solo nel caso in cui, si desideri armonizzare la silhouette a riproporzionarla facendola tendere all'”ideale”( la forma percepita come la più armoniosa e gradevole all’occhio umano).
Quindi per me le categorie servono solo ed esclusivamente come:
- linee guida indicative;
- per armonizzare una silhouette facendola tendere all’ideale
Ma da sole non servono assolutamente a nulla!
Prendiamo due sorelle, Emma ed Eva, gemelle omozigoti, quindi uguali come due gocce d’acqua: hanno esattamente la stessa forma del corpo. Dovranno quindi vestirsi uguale? Seguendo le stesse regole?
Assolutamente no!
Facciamo finta che appartengano alla forma a pera (busto esile e fianco largo).
Emma ha un carattere estroverso e molto socievole, si trova bella ed è molto a suo agio con il suo corpo. Lavora come direttrice artistica di un’agenzia di comunicazione. Il suo obiettivo è sottolineare la sua femminilità e la sua creatività.
Eva invece è piuttosto introversa, riflessiva, analitica. Si piace, ma non è totalmente soddisfatta delle sue forme, le piacerebbe essere più proporzionata, avere dei fianchi più stretti e magari un seno un po’ più abbondante. È ingegnere e lavora in un ambiente molto maschile, dove non vuole farsi notare per sensualità e anzi vorrebbe veicolare un’immagine più professionale e matura possibile.
Se venissero da me suggerirei ad Emma di sottolineare la sua forma a pera, così femminile e sensuale e di osare fantasie e colori per accentuare la creatività e il carattere estroverso. Le direi di indossare tranquillamente scarpe con il tacco sottile e pantaloni stretti a vita alta se le piacciono e si sente a suo agio.
Ad Eva invece suggerirei di scegliere dei pantaloni a taglio diritto o svasati verso il basso, o delle gonne al ginocchio svasate, dalle tinte unite e dai colori sobri. La aiuterei a scegliere maglie e accessori per attirare l’attenzione al viso e sottolineare lo sguardo. Per maggiore confort e per riequilibrare la silhouette, le indicherei scarpe dal tacco di medio spessore e non sottile, stampe geometriche e colori non troppo vivaci.
Come diceva Picasso:
Impara le regole come un professionista, in modo da poterle rompere come un artista.
Allo stesso modo le categorie non sono inutili, hanno una loro funzionalità e ogni consulente d’immagine dovrebbe conoscerle perfettamente, assieme a tanti altri strumenti e teorie.
Ma da sole non servono a creare un’immagine d’impatto, un’immagine che veicoli un messaggio e che aiuti a raggiungere i propri obiettivi e a fare stare bene con se stessi.
Non bisogna confondere gli strumenti con gli obiettivi:
l’obiettivo lo stabilisce il cliente, gli strumenti li sceglie il consulente d’immagine in base ai suoi studi e alle sue conoscenze, ma non tutti gli strumenti vanno usati per tutte le persone o per tutte le situazioni. La bravura del professionista sta proprio nel saper scegliere lo strumento adatto in base alla situazione e alla persona.