Tutti quanti sanno che “la prima impressione è quella che conta” e che “non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione” …
Ma che cosa significa fare una buona prima impressione?
Forse non tutti sanno che bastano pochi secondi nella mente di una persona per crearsi la prima impressione (secondo alcuni studi sono 3, secondo altri sono 10, secondo alcuni addirittura meno di 1 secondo): in cosi poco tempo che cosa si può capire di qualcuno? E soprattutto su cosa ci si basa?
È evidente che, in cosi poco tempo, non si ha nemmeno il tempo di pronunciare il proprio nome o stringere la mano: il futuro collega, il futuro capo o possibile cliente semplicemente guardandovi si sono già fatti un’idea su di voi ancor prima di sentire il suono della vostra voce.
Ciò che è ancora più stupefacente è che le persone non giudicano solo una cosa basandosi sull’immagine, ma una serie di fattori. Infatti, secondo uno studio condotto da Solomon per la New York University e Harvard University il cervello giudica 11 aspetti nei primi 7 secondi in cui vede una persona:
- Il livello economico
- Il livello educativo/scolastico
- Competenze, onestà, credibilità
- Identificazione del ruolo sessuale
- Livello di sofisticazione
- Affidabilità
- Livello di successo
- Tendenze religiose
- Tendenze politiche
- Desiderabilità sociale, sessuale e professionale
- Etica
E quindi cosa significa? Che ciò che diciamo e il contenuto delle nostre comunicazioni non contano?
Non proprio, certo contano, ma non nei primi secondi e soprattutto non così tanto come si pensa. Il celebre studio di Albert Mehrabian (psicologo statunitense docente presso l’UCLA) ha messo in evidenza come delle tre componenti della comunicazione (non-verbale, para-verbale e verbale) la comunicazione verbale sia quella che conta meno: solamente il 7% del messaggio comunicativo è dedotto dalle parole pronunciate.
Il restante 93% viene dedotto in gran parte dalla comunicazione non verbale (immagine e comportamento contano per il 55%) e in parte dalla comunicazione para-verbale (il 38% è dedotto dal tono, ritmo e timbro della voce).
Considerate che sia ingiusto essere giudicati cosi rapidamente su aspetti non verbali?
Vi capisco, ma se vi fermate un attimo a riflettere vi renderete conto che l’avete fatto anche voi. Non vi è mai capitato di farvi un’idea su qualcuno sul solo aspetto? Non vi è mai capitato di cambiare marciapiede o carrozza della metropolitana solo perché la persona che si stava avvicinando aveva un aspetto che non vi piaceva?
D’accordo nei primi secondi non contano le parole, ma poi si ha il tempo di fare scoprire il proprio valore, corretto?
Si e no. A complicare le cose, infatti, è il fatto che spesso si finisce per “leggere” la realtà secondo le impressioni che si sono fatte inizialmente: se per esempio l’aspetto della persona che stiamo per incontrare ci fa pensare ad una persona maleducata, noteremo subito e ci fisseremo sulle sue “scivolate” in tema di educazione ed il protocollo, molto di più di quello che avremmo fatto con una persona il cui aspetto ci faceva pensare ad una persona ben educata.
Questo fenomeno cognitivo umano si chiama “bias di conferma” ed indica appunto il processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni.
Come fare allora per fare una buona prima impressione?
Quindi, in una situazione in cui hai solo una opportunità per impressionare qualcuno – che si tratti di un recruter, un futuro possibile capo o un potenziale cliente – è ovviamente importante assicurarsi di fare una buona impressione.
E poiché l’immagine personale è una forma di comunicazione non verbale, ed è una forma che “dice molto” meglio studiarne i dettagli per un primo incontro.
Bisogna però stare attenti a non recitare una parte o “mascherarsi” trasformandosi in una persona molto diversa da quello che si è. Fare una buona prima impressione significa infatti assumere un’immagine che sia poi sostenibile anche durante gli incontri futuri.
In ambito professionale, l’immagine deve tenere conto di due aspetti fondamentali.
- Cura e igiene di sé : sembra una grande banalità, ma la lista delle persone che mancano in questo ambito è lunghissima purtroppo. Oltre ad acqua e sapone ci tengo a ricordare che
- I capelli (e anche la barba nel caso degli uomini) devono essere puliti e curati, non cercate di nascondere dei capelli grassi o poco puliti in una coda di cavallo se siete donne: si nota!
- I denti devono essere puliti e curati (prima di un incontro non usate il chewingum per rinfrescare l’alito o se lo fate abbiate l’accortezza di sbarazzarvene subito prima dell’incontro)
- Il profumo dev’essere discreto, per quanto sia pregiato e “buono” non deve mai lasciare una scia o invadere lo spazio personale degli altri, ricordate che quello che per te può essere un buon profumo per qualcun altro può essere stucchevole o pungente o semplicemente causargli emicrania e fastidio. Due gocce bastano e avanzano, se usate da tempo lo stesso profumo è probabile che ne siate assuefatti e non lo “sentiate” più, la tendenza ad eccedere è quindi diffusa!
- Guardaroba e look: pur mantenendo il vostro stile e la vostra personalità, in ambito professionale, adattate il vostro look al “dress code” o allo stile aziendale. Se la vostra azienda non da indicazioni precise a riguardo, cercate di coglierne voi i tratti principali e adattatevi. Farsi notare e voler essere differenti per forza di cose non vi metterà in buona luce, il rischio è di presentarsi con un’immagine personale in antitesi con i valori aziendali che l’impresa vuole comunicare. Se siete liberi professionisti non avete un dress code preciso da rispettare, purtroppo in tal caso diventa più facile cadere in “errore”. Riflettete dunque sui valori che caratterizzano la vostra attività professionale e su come la vostra immagine possa “trasmetterli”. L’aiuto di un consulente d’immagine può essere prezioso e rappresentare un buon investimento.
In fin dei conti, che diate più o meno peso agli studi e ai risultati sulla comunicazione non verbale, credo che tutti conveniate sul fatto che a parità di competenze e capacita, sarà la persona dall’aspetto migliore ad essere scelta come collega, fornitore o collaboratore.